
Nel suo ultimo libro “Toward a sociology of Music Therapy: musicking as a cultural immunogen” del 2020, Even Ruud argomenta sul legame tra musica e salute auspicando una svolta sociologica nella musicoterapia: se da una parte le pratiche musicali connesse alla salute sono influenzate dalle condizioni sociali, d’altra parte la musicoterapia può influenzare i processi sociali nonché sostenere le comunità e contribuire al cambiamento nella società. A supporto della svolta sociologica in musicoterapia, Ruud porta la recente “teoria dell’accelerazione” del sociologo tedesco Hartmut Rosa secondo cui esiste una irrevocabile tendenza all’escalation veicolata dal fatto che la moderna società capitalistica non può stabilizzarsi se non dinamicamente. In altre parole, per riprodursi culturalmente e strutturalmente, per mantenere il proprio status quo, la moderna società capitalistica deve essere in continua espansione, crescita e innovazione. Deve aumentare la produzione e il consumo così come le opzioni e le opportunità di connessione. Questa dinamica di accelerazione che caratterizza la modernità incide sul modo di vivere delle persone. L’accelerazione implica infatti una fondamentale trasformazione della nostra relazione con il tempo e lo spazio, con gli altri, con ciò che ci circonda nonché con noi stessi, il nostro corpo e la nostra disposizione mentale. Hartmut Rosa osserva che tale scenario porta con sé conseguenze problematiche, disfunzionali o patologiche per gli individui nel loro mondo vitale. Più precisamente il sociologo identifica tre grandi crisi attuali: la crisi ambientale, la crisi della democrazia e la crisi psicologica. La crisi ambientale indica un disturbo nel rapporto tra gli esseri umani e la natura, l’ambiente non umano. La crisi della democrazia identifica un disturbo nel nostro rapporto con il mondo sociale. La crisi psicologica, manifestata da tassi di burnout sempre crescenti, indica un disturbo patologico nella relazione con sé stessi. Secondo Rosa, il capitale sociale di un individuo consiste nell’abilità di stabilire e mantenere relazioni risonanti. La risonanza tra il singolo e il mondo vitale è pertanto la strategia relazionale da coltivare per vivere bene in questo scenario di crisi psicologica, ambientale e della democrazia. La risonanza designa una modalità specifica di relazione col mondo opposta all’alienazione, al mutismo del mondo. Le persone esperiscono la risonanza quando vengono mosse, toccate dal mondo che incontrano e a questo contatto rispondono attivamente: le relazioni di risonanza sono cioè caratterizzate dal fatto che il soggetto e il mondo che esso incontra cambiano con e attraverso tali relazioni. Le concettualizzazioni di Rosa forniscono pertanto importanti spunti di riflessione per le sfide che la musicoterapia, e più in generale la musica in relazione alla salute, è chiamata ad affrontare per fornire, stabilire e mantenere assi di risonanza tanto per i singoli individui quanto per le comunità in cui vivono.
Mutuando quanto osservato dalla sociologa Tia De Nora in merito agli usi quotidiani della musica collegati alla cura di sé e all’auto-stabilità, la musica rappresenta una fondamentale risorsa di salute perché nutre la risonanza. Le persone attribuiscono alla musica una funzione di regolazione emotiva che consente di superare lo stress dovuto alle proprie condizioni socio-economiche, a situazioni di povertà, malattia, lavoro precario. Altresì svolgono attività musicali per energizzare e regolare il proprio corpo. Tramite la musica quindi le persone esperiscono un asse di risonanza tra sé stessi ed il mondo: il vuoto, la paura generata dal mutismo del mondo, l’alienazione divengono lo spazio vuoto che permette la risonanza tra l’individuo e il mondo vitale in cui è immerso. Rosa descrive metaforicamente tale asse come un legame: il “filo di risonanza stimolante” tra il sé e il mondo. Per capire come possa instaurarsi tale filo di risonanza stimolante attraverso la musica, è necessario riflettere su come essa sia parte di un sistema culturale di credenze e di significati che consentono di attribuire un senso alla relazione con il mondo.
Come osserva il sociologo Peter Martin, il significato della musica non è inerente ad essa e non è nemmeno compreso per intuizione diretta: impariamo a sentire la musica come modelli di suoni significativi e coerenti, proprio come impariamo a “dare un senso” a tutto il resto nel nostro mondo sociale. La musica è fatta da esseri umani per altri esseri umani ed i suoni sono considerati musica in forza delle funzioni che le persone assegnano loro in specifici contesti, sulla base di una comprensione condivisa. L’esistenza e la continuazione delle pratiche musicali dipendono a loro volta da pratiche sociali di trasmissione ed educazione afferenti al mondo della musica.
Da una prospettiva prassiale più ampia, emerge allora l’importanza per gli individui di disporre di risorse culturali che consentano a ciascuno di agire nel contesto sociale, come osservato dalla sociologa Nunè Nikoghosyan: la comprensione reciproca, è essenziale per il benessere dell’individuo in un contesto sociale, perché, se non ci capiamo l’un l’altro, la dissonanza indubbiamente non solo influenzerà il nostro benessere psicologico, ma inoltre renderà tutte le cose sociali e collettive più difficili da fare. L’osservazione di Nunè Nikoghosyan sull’agire sociale può essere meglio compresa se messa in relazione a quanto teorizzato da Hartmut Rosa sulla relazione di risonanza. Le risorse culturali che consentono l’azione nel contesto sociale nutrono la risonanza – e si nutrono della risonanza – tra il soggetto ed il suo mondo vitale: a) da una parte, la capacità del singolo di stabilire e mantenere relazioni risonanti (il capitale sociale come inteso da Hartmut Rosa) determina la qualità della sua azione nel contesto sociale; b) dall’altra parte, la risonanza genera e segnala una domanda di interazione e cooperazione tra il soggetto e contesto sociale. Nelle relazioni risonanti, il “filo di risonanza” permette al soggetto di orientare il proprio agire nel e con il mondo da cui è stato toccato. Ciò ha implicazioni importanti anche dal punto di vista musicologico. Nel suo libro “The thought of music” del 2016, Lawrence Kramer concettualizza la musica mutuando la metafora della metropoli già utilizzata da Ludwig Wittgenstein per descrivere il linguaggio. Immaginiamo che la musica sia come una metropoli, sorta su un’antica città dove si susseguono piazze, strade, vie, vicoli nonché case e palazzi di varie epoche. Immaginiamo che questa antica città sia poi circondata da una periferia costituita da tanti quartieri con strade dritte, regolari e abitazioni dallo stile architettonico uniforme. Secondo Kramer, per orientarsi nella metropoli della musica (e quindi per orientare il proprio agire in musica) l’aspetto dell’esperienza è prevalente su quello della forma. La città di Kramer rimanda ad una ulteriore immagine metaforica suggerita da Kenneth Aigen (2014), secondo il quale partecipare alla musica è trovare il conforto di una casa culturale.
In conclusione, abitare nella città della musica è godere del conforto di una casa culturale che nutre la capacità di costruire e mantenere quei “fili di risonanza” che consentono al singolo di sentirsi sostenuto in un mondo caratterizzato da grandi sfide sociali.
Bibliografia essenziale:
Aigen Kenneth S. (2014), The study of music therapy. Current issues and concepts, Routledge, Taylor and Francis Group, New York
DeNora Tia (2007), “Health and music in everyday life – a theory of practice”, in Psyke & Logos “Musik og psykologi” 28(1), 271-287
DeNora Tia, Ansdell Gary (2014), “What can’t music do?” in Psychology of Well-Being: Theory, Research and Practice, vol. 4, n° 23
Kaës René (2014), Il Malessere, Edizioni Borla, Roma
Kramer Lawrence (2016), The Thought of music, University of California Press, Oakland
MacDonald Raynold A.R., Kreutz Gunter, Mitchell Laura (2012), Music Health & Wellbeing, Oxford University Press, Oxford
Martin Peter J. (1995), Sounds and society: themes in the sociology of music, Manchester University Press, Palgrave, Manchester and New York
Nikoghosyan Nunè (2017), Music and Wellbeing – a sociological perspective, Musicalist, disponibile all’indirizzo https://musicalist.hypotheses.org/428
Rosa Hartmut (2015), Accelerazione e alienazione, Einaudi, Torino
Rosa Hartmut (2019), Resonance: a sociology of our relationship to the world, Rosa, Wiley, Oxford
Ruud Even (2020), Toward a Sociology of Music Therapy: Musicking as a Cultural Immunogen, Barcellona Publishers, Dallas
Video conferenza del Prof. Hartmut Rosa su accelerazione e rapporto con il tempo: